![](BLOG/2025/05/attachments/ogni-storia-inizia-con-un-equilibrio-spezzato.webp) Bene, rieccomi qui con davanti il *Manuale di Sceneggiatura Cinematografica* di *Luca Aimeri*. Sto continuando a leggerlo e a trovare diversi spunti decisamente interessanti per chi ama scrivere e capire i meccanismi della narrazione. ### Le Regole del Gioco (Finora) e il "Perché" Mancante Nel nostro viaggio precedente attraverso queste riflessioni, abbiamo messo a fuoco due "leggi" fondamentali della narrazione: 1. Non esiste storia senza conflitto, così come non esiste conflitto senza una storia al suo interno. ([Anatomia di un'Idea](BLOG/2025/05/Anatomia%20di%20un'Idea%20-%20Quando%20una%20Domanda%20Diventa%20Storia.md)) 2. Non esiste storia senza personaggi, e non esistono personaggi (coinvolgenti) senza azioni (significative). ([Storie di Chi, Storie di Cosa](BLOG/2025/05/Storie%20di%20Chi,%20Storie%20di%20Cosa%20-%20Il%20Personaggio%20al%20Centro%20dell'Azione%20Narrativa.md)) Abbiamo quindi il *chi* (il personaggio) e il *cosa* (l'azione, il conflitto). Ma, come un detective davanti a una scena del crimine incompleta, sentiamo che manca ancora un tassello cruciale: il *perché*. E **il perché è la chiave di volta**. Abbiamo il nostro personaggio, il nostro eroe, il nostro alter ego con cui ci identifichiamo. Sappiamo che attraverso di lui vivremo mille avventure e che, per un po', saremo noi a indossare i suoi panni. Ma **perché mai il nostro alter ego partire all'avventura?** ### L'Elogio della Stasi: Perché i Personaggi (Come Noi) Odiano Cambiare C'è una legge non scritta, ma universalmente riconosciuta, che regola la vita degli esseri umani (e, di conseguenza, dei nostri personaggi): **l'umanità è una specie fondamentalmente pigra**. E non solo pigra, ma anche **tenacemente resistente al cambiamento**. Il cambiamento ci mette a disagio, ci scombussola, a volte ci manda nel panico. Una volta che abbiamo trovato un nostro equilibrio, una nostra routine confortevole, perché mai dovremmo desiderare di alterarlo? Se stiamo bene, rischiamo di stare meno bene. E se, per caso, stiamo già male, beh, chi ci assicura che un cambiamento non peggiori ulteriormente la situazione? La nostra vita, e la vita di *lui*, il nostro personaggio, tende costantemente a cercare e mantenere un suo equilibrio, una sua "normalità". E finché noi, e il nostro alter ego narrativo, ci troviamo in questa situazione di equilibrio, **non avremo alcuna reale motivazione intrinseca per agire**, per intraprendere qualcosa di nuovo o di rischioso. E, come abbiamo già stabilito, **senza azione non c'è narrazione degna di questo nome**. ### L'Equilibrio Narrativo: Punto di Partenza (e Talvolta di Ritorno) L'equilibrio, quindi, non è solo una condizione esistenziale, ma un pilastro della struttura narrativa. Rappresenta il punto di partenza obbligato e, molto spesso, il punto di arrivo (o un nuovo punto di partenza) di ogni storia. Questi due punti – l'equilibrio iniziale e quello finale – possono essere radicalmente diversi, oppure sorprendentemente simili. Il personaggio può trasformarsi profondamente – in meglio o in peggio – ma alla fine della sua peripezia **si ritroverà in una situazione di "nuova normalità"**, in un rinnovato status quo. E in quel momento, la storia, almeno quel particolare arco narrativo, potrà dirsi conclusa. ### La Scintilla nel Motore: L'Evento Scatenante che Dà Inizio a Tutto Cosa implica tutto questo? Che per far partire una storia, a un certo punto, **l'equilibrio iniziale del protagonista *deve* essere spezzato**. Succede qualcosa. Può essere un evento imprevisto, talvolta dirompente e spettacolare. Oppure può manifestarsi come qualcosa di più sottile, quasi carsico, che inizia a erodere e a mettere in discussione la normalità consolidata del personaggio. È quello che Aimeri definisce un **evento dinamico**, o **fattore scatenante**: la scintilla che accende il motore della storia, dando il via a tutta la successione di eventi futuri e, soprattutto, **costringendo il protagonista ad agire**. Sì, hai letto bene: proprio **"costringe"** il protagonista. Il fattore scatenante non è un semplice contrattempo, un piccolo intoppo nella routine. Non può esserlo, se vuole essere efficace. Deve essere qualcosa di abbastanza potente da spingere i personaggi fuori dalla loro zona di comfort (o, perché no, dalla loro consolidata e familiare zona di *scomfort*). **Non devono avere scelta**, o almeno devono percepirla così: **devono agire, pena la catastrofe**, il disastro, la perdita irreparabile, la conseguenza più grande e temuta possibile per *quel* specifico personaggio. L'evento scatenante può assumere mille forme, tante quante sono le storie possibili: - Una notizia inaspettata che ribalta le prospettive. - L'arrivo di uno straniero che porta scompiglio o nuove possibilità. - Un incidente, apparentemente casuale, che cambia tutto. - Una scoperta che illumina verità nascoste o apre nuovi baratri. - Un'ingiustizia subita personalmente o a cui si assiste e che non si può ignorare. - Una disperata richiesta d'aiuto. - Persino una nuova ruga comparsa improvvisamente sul viso, se per quel personaggio specifico rappresenta il catalizzatore di una crisi profonda. Ogni storia ha il suo evento scatenante, unico e irripetibile. E questo evento può, anzi, ***deve* essere diverso e significativo per ogni personaggio**, perché ogni personaggio, con il suo bagaglio di esperienze, desideri e paure, è diverso. Così come accade per le persone reali, anche i personaggi di finzione avranno problemi specifici, bisogni urgenti, domande esistenziali a cui, a un certo punto, non potranno più sottrarsi. ### Quando il Mondo (del Personaggio) Crolla Rottura dell'equilibrio, quindi, e conseguente, inevitabile "**terremoto**" emotivo e pratico nella vita dei nostri personaggi. Questi, scossi dalle fondamenta, cercheranno istintivamente di raggiungere un nuovo equilibrio, una nuova stabilità. Non sarà però un percorso facile, né tantomeno lineare. Da quel primo conflitto primario, generato dall'evento scatenante, ne nasceranno a cascata molti altri. I nostri personaggi si troveranno ben presto invischiati in un mondo che percepiscono come sempre più difficile, ostile, o semplicemente diverso da come lo conoscevano, e saranno costretti a compiere delle scelte, spesso difficili, a volte dolorose. Possiamo quindi distillare da queste riflessioni una terza legge per la nostra cassetta degli attrezzi narrativi: > Non esiste storia senza una **caduta** che la avvii, né **caduta** senza la **spinta** che la causi. Tenteranno in tutti i modi di ritrovare l'equilibrio perduto, o per lo meno di costruirsene uno nuovo, magari più maturo o consapevole. Ma come? Quale sarà la loro bussola in questa tempesta? Ed è proprio qui, in questa ricerca, che entra spesso in scena un elemento narrativo tanto affascinante quanto sfuggente: il McGuffin. Ma di questo parlerò un'altra volta. Adesso è ora di preparare la cena. Ci si vede in giro. 👋