![](BLOG/2025/06/attachments/l-arte-di-scegliere.webp) Eccoci arrivati a quello che, per ora, è il **quinto post** di questa serie di riflessioni nate dalla lettura del _Manuale di Sceneggiatura Cinematografica_ di _Luca Aimeri_. Devo ammetterlo, per scrivere questi articoli ho dovuto fare delle scelte: il libro è una vera miniera d'oro e il materiale a disposizione era (ed è) tantissimo. Ho dovuto decidere su cosa concentrarmi, e ho scelto di privilegiare gli aspetti più teorici e fondanti della narrazione. Forse, in un futuro non troppo lontano, tornerò a parlare anche delle diverse strutture narrative che Aimeri esplora. Ma non oggi. Oggi, infatti, voglio concentrarmi proprio su questo concetto: **la scelta di cosa raccontare è parte integrante e fondamentale della storia stessa**. Anzi, potremmo dire che è l'ultimo tassello che ci mancava per definire compiutamente cosa sia un racconto. ### Ricapitoliamo il Viaggio (Narrativo) Fin Qui Proviamo a fare un passo indietro e a ripercorrere insieme le tappe di questo nostro viaggio esplorativo nel cuore della narrazione: 1. Siamo partiti da un'**idea** ([Anatomia di un'Idea](BLOG/2025/05/Anatomia%20di%20un'Idea%20-%20Quando%20una%20Domanda%20Diventa%20Storia.md "null")). 2. Abbiamo dato vita ai **personaggi**, i nostri tramiti per rendere viva quell'idea ([Storie di Chi, Storie di Cosa](BLOG/2025/05/Storie%20di%20Chi,%20Storie%20di%20Cosa%20-%20Il%20Personaggio%20al%20Centro%20dell'Azione%20Narrativa.md "null")). 3. Abbiamo messo in difficoltà questi personaggi, **spezzando il loro mondo e rompendo il loro equilibrio** (la _caduta_ innescata da una _spinta_) ([Dalla Stasi all'Azione](BLOG/2025/05/Dalla%20Stasi%20all'Azione%20-%20Perché%20Ogni%20Storia%20Inizia%20con%20un%20Equilibrio%20Spezzato.md "null")). 4. Abbiamo stabilito che l'unico modo che hanno per ritrovare un equilibrio è **raggiungere il loro McGuffin, il loro obiettivo** ([La Bussola del Racconto](BLOG/2025/05/La%20Bussola%20del%20Racconto%20-%20L'Obiettivo%20del%20Personaggio%20e%20il%20Fascino%20del%20McGuffin.md "null")). Noi, in qualità di creatori e narratori di questo universo, abbiamo l'onore e l'onere di raccontare la storia man mano che si dipana davanti ai nostri (e ai loro) occhi. ### L'Impossibilità (e Inutilità) di Raccontare Tutto Ma attenzione: **non possiamo – e non dobbiamo – raccontare** _**davvero**_ **tutto**. Anche se ne avessimo lo spazio infinito, il tempo illimitato e capacità narrative sovrumane, raccontare ogni singolo dettaglio sarebbe controproducente. Pensaci un attimo. Immagina una scena: il nostro personaggio, dopo una notte agitata, è finalmente riuscito ad addormentarsi. Ma la sveglia suona, inesorabile. Allunga la mano, la spegne. Sbuffa, si rigira nelle coperte e lancia un impropero silenzioso alla vita. Non ha la minima voglia di alzarsi. Ma deve. Mette un piede giù dal letto, lo muove a tentoni cercando le pantofole. Non le trova. Altro sbuffo. Insomma, è una sequenza semplice: il personaggio si deve alzare dal letto. Potremmo descrivere ogni singolo micro-movimento, ogni azione anche la più minuta, ogni pensiero fugace. Potremmo anche essere dei narratori eccellenti e rendere avvincente persino questa cronaca del risveglio. Ma, inevitabilmente, dopo un po', **il tutto diventerebbe noioso**. Nella migliore delle ipotesi, il nostro lettore si chiederà il perché di tanta dovizia di particolari, cercando (forse invano) indizi utili per il prosieguo della storia. Nella peggiore, chiuderà il libro, sbuffando lui stesso e chiedendosi perché mai dovrebbe perdere tempo con la descrizione minuziosa di una qualsiasi mattina di una persona qualsiasi. Qual è il nocciolo del problema? La vita reale è un flusso continuo, spesso caotico e ridondante, di avvenimenti. Anche il mondo in cui vivono i nostri personaggi, per essere credibile, deve avere questa parvenza di complessità. Ma, a differenza del mondo reale, **il mondo del racconto è un mondo costruito, un mondo finalistico**. È un universo in cui, idealmente, tutto ciò che viene narrato accade per una ragione precisa. E siamo noi, gli artefici, a decidere cosa accade. E, cosa ancora più importante, **siamo sempre noi a decidere cosa raccontare e cosa tralasciare**. ### L'Obiettivo del Narratore: Intrattenere (Evitando la Noia) Mi pare di averlo già accennato in precedenza, ma forse è utile ribadirlo: anche noi, come i nostri personaggi, abbiamo un obiettivo primario. Quale? **Intrattenere, divertire, coinvolgere, far riflettere i nostri lettori**. Lo scopo ultimo della nostra storia, al di là dei messaggi che vogliamo veicolare, è evitare la noia a chi ci legge. Come si raggiunge questo scopo? Attraverso una **scelta oculata degli elementi da narrare**. E la regola di selezione, in fondo, è semplice: raccontiamo solamente gli _**eventi narrativi**_. ### Cos'è (e Cosa Non È) un Evento Narrativo? Ma cos'è esattamente un "evento narrativo"? Possiamo definirlo come **un'azione, un avvenimento, un dialogo, una scelta che produce un cambiamento di stato significativo e che fa avanzare la storia in una qualche direzione rilevante.** Distinguere un vero evento narrativo da un semplice "evento comune" o da un dettaglio superfluo non è sempre immediato. Semplificando un po', possiamo dire che ogni elemento che decidiamo di includere nella nostra storia dovrebbe servire a uno (o più) di questi scopi fondamentali: 1. **Far procedere la storia verso l'obiettivo del protagonista (o allontanarlo da esso):** L'evento avvicina o allontana il personaggio dalla sua meta? Introduce nuovi ostacoli o fornisce nuovi strumenti per superarli? Modifica la posta in gioco? 2. **Sviluppare o rivelare aspetti cruciali del personaggio:** L'evento mette il personaggio di fronte a una scelta che ne svela il carattere, i valori, le contraddizioni? Lo costringe a confrontarsi con le sue paure più profonde o i suoi desideri più ardenti? Mostra una sua evoluzione, un cambiamento interiore (in meglio o in peggio)? 3. **Chiarire, approfondire o illustrare il tema centrale della storia:** L'evento offre una nuova prospettiva sul tema che vogliamo esplorare? Mette in scena le implicazioni di tale tema nella vita dei personaggi? Se un evento, una scena, un dialogo, un dettaglio descrittivo non contribuisce in maniera significativa ad almeno uno di questi aspetti, allora è altamente probabile che sia superfluo. Diventa zavorra che appesantisce la narrazione senza aggiungere reale valore. Qui, più che mai, vale la regola aurea del minimalismo efficace: **tutto ciò che è inutile, ridondante, che non serve a far procedere la storia o a illuminare i personaggi e i temi, va tagliato senza pietà.** Come diceva Antoine de Saint-Exupéry, in _Terre des hommes_: " Sembra che la perfezione si raggiunga non quando non c’è più niente da aggiungere, ma quando non vi è più niente da togliere". ### La Catena degli Eventi: Causa, Effetto e Inevitabilità Narrativa C'è però un secondo aspetto, altrettanto cruciale, di cui tenere conto. Una storia che funziona non è una semplice accozzaglia di eventi narrativi significativi, ma una **catena ben congegnata**. Ogni anello di questa catena è, o dovrebbe apparire come, la conseguenza logica di quello che lo precede e, al contempo, la preparazione necessaria per quello che segue. Per ogni evento significativo che inseriamo, dovremmo poterci porre la domanda: "**A cosa serve questo evento?**" E la risposta, in un racconto ben strutturato, non può che essere: "**A far accadere quello che viene dopo**". Allo stesso modo, guardando un evento, dovremmo poterci chiedere: "**Come mai è accaduto questo?**" E dovremmo poter rispondere elencando gli avvenimenti precedenti che ne sono stati la causa preparatoria o l'elemento scatenante. In sostanza, il nostro compito è quello di creare un **senso di coerenza interna e di apparente inevitabilità**. A opera compiuta, riguardando indietro, il lettore dovrebbe percepire come ogni scelta, ogni azione, ogni singolo evento abbia contribuito in modo quasi ineluttabile a portare la storia al suo epilogo, qualunque esso sia. **Nulla, nel mondo narrativo che abbiamo costruito, dovrebbe sembrare lasciato al caso.** Questo non significa affatto che non ci possano essere sorprese, colpi di scena o svolte inaspettate, anzi! Questi elementi sono spesso il sale di una buona narrazione. Ma anche le sorprese più efficaci devono essere preparate, seminate con astuzia in precedenza, affinché, una volta rivelate, appaiano sorprendenti ma non arbitrarie o campate in aria. Il lettore deve pensare "Avrei dovuto capirlo!" e non "Da dove salta fuori questa cosa?". ### L'Arte del Taglio e della Cura (Narrativa) Riuscire a tessere una trama così coesa e significativa non è per niente semplice, e difficilmente si ottiene questo risultato al primo tentativo. Come abili giardinieri, dovremo tornare più e più volte sulla nostra storia, **modificandola, potando i rami secchi o inutili** (o, peggio ancora, quelli irrimediabilmente noiosi) e guidando la sua crescita con amore, pazienza e una buona dose di senso critico. Questo processo implica anche, e forse soprattutto, la capacità di **scartare senza rimpianti pezzi della nostra creatura letteraria**. Se quel dialogo che ci sembrava tanto brillante, quel personaggio secondario così pittoresco che avevamo inventato, quella scena descrittiva particolarmente evocativa non servono realmente alla storia, se non la fanno avanzare in modo significativo, se non rivelano nulla di essenziale sui personaggi o sul tema, allora, pur con un po' di dolore, dobbiamo avere il coraggio di eliminarli. È un atto di amore verso la storia nel suo complesso e verso il lettore. Ok, penso che il concetto della selezione e della concatenazione degli eventi sia abbastanza chiaro. Possiamo quindi aggiungere una nuova, e per ora ultima, "legge" alla nostra cassetta degli attrezzi per narratori. Abbiamo quindi la nostra lista completa: 1. Non esiste storia senza conflitto, così come non esiste conflitto senza una storia al suo interno. 2. Non esiste storia senza personaggi, e non esistono personaggi (coinvolgenti) senza azioni (significative). 3. Non esiste storia senza una caduta che la avvii, né caduta senza la spinta che la causi. 4. Non esiste personaggio senza una meta che lo muova, né meta che non definisca il suo viaggio e il suo valore. 5. **Non esiste racconto avvincente senza una rigorosa selezione degli eventi che lo compongono e una loro coerente concatenazione.** Con questa quinta legge, il cerchio degli elementi fondamentali della narrazione, almeno per come li abbiamo esplorati finora, sembra chiudersi. Abbiamo l'idea, i personaggi, la rottura dell'equilibrio, l'obiettivo e, infine, la cruciale scelta di _cosa_ e _come_ raccontare il loro viaggio. Ci si "legge" in giro! 👋